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Riscatto della Laurea: è una buona idea, per un neolaureato?

Luca Pigliapoco

E’ sempre una buona idea pensare al futuro previdenziale, sia proprio che dei propri figli.

Il riscatto della laurea è un importante istituto, che consente di far valere gli anni di studio all’Università come se fossero lavorativi, anticipando il raggiungimento dei requisiti pensionistici a fronte del pagamento di un onere contributivo. Ma è sempre vero? E la somma da pagare è sempre commisurata ai benefici che ottengo? Ci sono alternative?

Andiamo per gradi. Per poter rispondere a queste domande, prima faremo una piccola carrellata sulle diverse opzioni a disposizione per il riscatto della laurea, poi faremo un esempio specifico su un neolaureato, valuteremo le alternative (ce ne sono!) e infine le confronteremo economicamente, per avere tutti gli elementi per scegliere consapevolmente.

Le diverse tipologie di riscatto.

Il riscatto di laurea ha avuto un nuovo impulso nel 2019, quando è stato approvato il cosiddetto “riscatto agevolato”, che consente di ottenerlo pagando con uno sconto sui contributi dovuti. Nel riscatto ordinario, il calcolo della somma da pagare è diverso in base agli anni oggetto di riscatto:

  • se sono antecedenti al 1996, e quindi vanno ad alimentare la parte di pensione calcolata con il metodo “retributivo”, si tiene conto di vari fattori (età, sesso, retribuzioni percepite negli ultimi anni);
  • successivamente, andando ad aumentare gli anni di versamento che compongono la pensione calcolata con il metodo “contributivo”, la base di calcolo è la retribuzione degli ultimi 12 mesi (si versa il 33% di quanto guadagnato nell’ultimo anno, moltiplicato per gli anni da riscattare).

E’ proprio questo aspetto che ci fa dire che “prima si fa e meglio è”: normalmente, in una carriera lavorativa, l’andamento della retribuzione tende a salire, e quindi più si aspetta e più si paga. Bisogna però considerare che nel metodo contributivo la pensione è legata al montante dei contributi versati (più ne ho versato, più la pensione è alta). Se per il riscatto verso meno, la pensione sarà meno alta.

Ci sono poi due opzioni particolari:

  • il riscatto per i soggetti inoccupati (introdotto nel 2007), dove si paga una cifra forfettaria per chi non ha al momento della domanda alcun contributo versato (è il caso di un neolaureato, quando il riscatto è fatto immediatamente dopo la laurea e prima di cominciare a lavorare);
  • il già citato riscatto agevolato del 2019, che consente di pagare una cifra forfettaria minima, come nel caso precedente, anche ai già lavoratori, purché riguardi gli anni del periodo contributivo (post 1996); se riguarda gli anni ante 1996, il corollario (molto penalizzante per il futuro pensionato) è il ricalcolo della pensione – tutta! – con il metodo contributivo.

Facciamo un esempio: Francesco, neolaureato.

Ma torniamo al nostro quesito, e diamo un nome al nostro neolaureato, chiamiamolo Francesco.

Vediamo cosa succede nel momento in cui si decida di riscattare gli anni del corso di studi di Francesco, andando ad analizzare il riscatto per i soggetti inoccupati. Viste le tante cose da considerare in un’analisi di questo tipo, rimandiamo a futuri articoli l’approfondimento di altre situazioni.

Per chi non ha ancora versato nessun contributo pensionistico, l’onere del riscatto è relativamente basso: non avendo un reddito di riferimento, si calcola sul reddito minimale su cui vengono calcolati i contributi minimi versati dagli iscritti alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’Inps (per il 2020, € 15.953,00); applicando l’aliquota del 33%, si ha un importo pari a 5.264,49€ per anno di corso, 26.322,45€ totali.

Tale importo può essere pagato in unica soluzione, oppure rateizzato senza interessi fino a 10 anni (120 rate mensili); è deducibile dal reddito di Francesco, se nel frattempo ha già trovato un lavoro, in caso contrario se Francesco rimane fiscalmente a carico dei genitori, questi possono detrarre il 19% di quanto pagato per suo conto.

Questi soldi che “fine” fanno? Vengono accreditati nel montante contributivo che si apre a nome di Francesco, e serviranno per calcolare la sua futura pensione; nel frattempo, essendo il nostro un sistema pensionistico detto a “ripartizione”, vengono utilizzati per pagare gli attuali pensionati. Vengono rivalutati ogni anno di una percentuale pari alla media della crescita del Prodotto Interno Lordo nominale italiano degli ultimi 5 anni (tra il 2010 e il 2019 la rivalutazione è stata pari a circa lo 0,95% annuo).

Non possono essere riscattati in nessun caso, essendo destinati a quando andremo in pensione; la pensione verrà tassata progressivamente, con le aliquote irpef che saranno in vigore, e si cumulerà agli altri eventuali redditi. Naturalmente aiuteranno Francesco a raggiungere prima i requisiti validi per la pensione anticipata, che attualmente è pari a 41 anni e 10 mesi di contributi.

E qui finiscono i dati certi. Una delle principali critiche al riscatto in giovane età della laurea è proprio l’incertezza: a partire dagli anni ’90 ci sono state innumerevoli riforme del nostro sistema pensionistico, tutte peggiorative, e l’attuale condizione dei conti pubblici e della demografia (i pensionati stanno superando proprio in questi mesi i lavoratori attivi) fa pensare che anche in futuro le cose potrebbero continuare ad andare in questo modo (naturalmente tutto cambierebbe se, ad esempio, Francesco fosse un lavoratore a cui mancassero pochi anni al pensionamento e che, con il riscatto degli anni di studio, potesse avvicinarsi considerevolmente alla pensione: è più difficile che vengano cambiate le regole in pochi anni rispetto ai circa 40 anni che ha di fronte a sé un ragazzo neoassunto).

Ma esiste un’alternativa al riscatto della laurea? Francesco (o per meglio dire i genitori di Francesco) può impiegare in maniera diversa, con dei vantaggi concreti, la somma che ha deciso di destinare al suo futuro previdenziale? Esiste, e si chiama Previdenza Integrativa.

L’alternativa: la Previdenza Integrativa.

Nelle varie riforme che si sono succedute, un’importanza sempre maggiore è stata data alla previdenza integrativa individuale, utile per mantenere il proprio tenore di vita una volta conclusa l’attività lavorativa, e sempre più importante mano a mano che la pensione pubblica veniva ridimensionata.

Cosa succederebbe se Francesco aprisse un Fondo Pensione, versando la stessa identica somma (26.322,45€) ipotizzata per il riscatto della laurea?

Innanzitutto, può decidere liberamente come e quanto versare, senza obblighi. Fiscalmente, i versamenti possono essere dedotti fino ad un massimo di 5.164,57€ annui, e fino a quando Francesco non cominci a lavorare, i genitori possono anch’essi dedurre la somma (nel riscatto potevano solo detrarre il 19%, meno conveniente: primo piccolo vantaggio).

Dove vanno a finire i soldi? Vengono investiti in dei comparti finanziari (quindi “esistono” materialmente) a nome di Francesco, che sceglierà la tipologia di investimento più adatta in base alla sua età e alla vicinanza dell’età di pensionamento, e potrà variarla nel corso del tempo. Si rivalutano, seguendo l’andamento dei mercati finanziari in cui vengono investiti (ad esempio, ipotizzando un comparto azionario – scelta consigliabile per un giovane come Francesco – tra il 2010 e il 2019 la rivalutazione è stata pari al 7,23% annuo).

Possono essere riscattati? No, tranne che in alcuni casi: la legge prevede che da subito per gravi motivi di salute, dopo 8 anni di adesione al fondo pensione per acquisto/ristrutturazione casa per sé o per i propri figli, posso prendere fino al 75% della somma accantonata; sempre dopo 8 anni, fino al 30% senza motivazione. A scadenza, poi, posso decidere se ritirare fino al 50% del montante accantonato sotto forma di capitale, fermo restando che almeno il 50% servirà per la rendita vitalizia da affiancare alla pensione pubblica (in caso di accantonamenti minimi, è possibile ritirare anche il 100% sotto forma di capitale, ma non sarà il caso di Francesco, in cui il tempo di permanenza e i versamenti annui faranno superare abbondantemente detto limite).

La rendita risultante non sarà tassata con le aliquote irpef, e non farà cumulo con gli altri redditi, ma subirà un’imposta molto più bassa (dal 15% a scendere, in ragione della permanenza nel fondo pensione: nel caso di Francesco sarà del 9%, il minimo); questa tassazione colpisce anche le prestazioni a scadenza sotto forma di capitale.

Nel fondo pensione, i versamenti non aumentano l’anzianità contributiva, ma consentono di avere una flessibilità importante se, a pochi anni dalla meta, ci si trovasse a perdere il lavoro: oltre a poter riscattare il capitale, attualmente ci sono dei meccanismi, come la RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata), che consentono di utilizzare quanto accantonato nel fondo per anticipare la rendita – sostituendola allo stipendio – accompagnandoci fino al momento del pensionamento pubblico; in caso di premorienza, non ci sono i limiti legati alle contribuzioni minime da dover aver versato, e i beneficiari indicati dal lavoratore ricevono il capitale, in esenzione da imposte di successione.

Infine, bisogna tener conto che il minimo di versamenti per aver diritto alla pensione è di 20 anni: in caso di trasferimento all’estero o comunque di interruzione della contribuzione, si perdono i versamenti effettuati; nel caso invece del fondo pensione, nulla viene perso, anche se abbiamo versato per pochi anni.

La convenienza economica: facciamo due conti.

Ma proviamo a fare delle ipotesi numeriche, mettendo a confronto il riscatto della laurea in unica soluzione contro il versamento dello stesso importo in un fondo pensione.

Versamento in unica soluzione di € 26.322,45 (costo riscatto agevolato)

Anni di rivalutazione: 40

Età al pensionamento (per calcolo rendita): 67 anni

Tassi di rivalutazione:

  • 3,00% inps (ipotesi ottimistica – ultimi 10 anni 0,95% annuo)
  • 5,00% fondo pensione (ipotesi pessimistica – ultimi 10 anni linea azionaria 7,23% annuo)

Montante accumulato:

  • Inps € 85.864,83 (virtuale, i soldi sono stati spesi per pagare le pensioni negli anni precedenti)
  • Fondo pensione € 185.309,75 (reali, i soldi sono investiti in titoli, sono riscattabili nei casi e con le modalità proprie dei fondi pensione)
 InpsFondo Pensione – Linea Azionaria
Rendita lorda annua€ 4.786€ 7.903
Tassazione€ 1.340€ 711
Rendita netta annua€ 3.446€ 7.192

Stesso capitale versato oggi, risultati molto differenti domani.

Inoltre, non possiamo non evidenziare che comunque Francesco sarà obbligato a versare fior di contributi nella previdenza pubblica; forse prevedere di versare su un fondo pensione, diversificando (concetto tanto caro a noi Consulenti Finanziari quando costruiamo i portafogli di investimento per i nostri clienti), è la cosa corretta da fare.

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